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Il castoro in Italia:

un ritorno inaspettato

di Emiliano Mori

NATURA E CONSERVAZIONE

01/10/2023

Il Castoro in Italia:
un ritorno inaspettato

Emiliano Mori

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Storia di una rinascita

Il castoro eurasiatico, (Castor fiber Linnaeus 1758) era un tempo presente in gran parte del Paleartico, dalla penisola iberica occidentale alla Cina nordoccidentale, in tutti i tipi di habitat ripariali idonei: nelle foreste, nella tundra e nella steppa. In epoca medievale, questo roditore ha subito un forte declino della popolazione a causa della caccia alla pelliccia e alla carne e anche a causa della perdita di habitat e della richiesta di "castoreum", un fissativo usato in profumeria. All'inizio del 1900 l'areale di questo grande roditore era limitato a rifugi sparsi tra Francia e Mongolia, che ospitavano meno di 1200 individui. Dal 1920, la protezione legale insieme agli eventi di reintroduzione e alla diffusione naturale hanno innescato il recupero della specie nella maggior parte del suo areale originario, fino a un'attuale stima della popolazione minima di circa 1,5 milioni di individui in tutto il mondo. Attualmente, il castoro euroasiatico è presente con popolazioni riproduttive nella maggior parte del suo areale originario, ad eccezione di Portogallo e Balcani meridionali.

Per quanto riguarda l'Italia, il castoro era ben diffuso nel Pleistocene inferiore nelle regioni centrali e settentrionali. Segnalazioni dal Centro Italia sono state disponibili fino all'alto medioevo, mentre il castoro eurasiatico potrebbe essere persistito nelle foreste del lungo Po fino al 1500, a parte singoli individui localmente osservati come risultato di fughe dalla cattività. I programmi di reintroduzione avvenuti nell'ultimo secolo nei paesi limitrofi (Austria e Svizzera) tra gli anni '70 e '90 hanno promosso una ricolonizzazione di molte aree di questi paesi. Dal 2018, nel comune di Tarvisio (provincia di Udine, Italia settentrionale) è presente un solo individuo maschio di castoro eurasiatico, probabilmente a seguito della naturale dispersione dall'Austria. Questo individuo è stato, nella primavera 2023, raggiunto da un altro individuo, sempre dall’Austria. Nel novembre 2020, un ulteriore individuo è stato fotografato in Val Pusteria (provincia di Bolzano), vicino al confine austriaco, dove è stato catturato l'ultimo castoro nel 1594. In questa zona potrebbero essere attualmente presenti due individui. 

Uno strano ritorno

Nel marzo 2021, alcuni tecnici faunistici e membri della polizia provinciale hanno rilevato alcuni segni inequivocabili di presenza di castori in due aree della Toscana (Centro Italia), tra cui i comuni di Civitella-Paganico, Murlo, Montalcino, Buonconvento e Monticiano (provincie di Grosseto e Siena) e un altro tra Anghiari e Sansepolcro (provincia di Arezzo) e Città di Castello (provincia di Perugia). Nella prima area, oltre 10 km di fiume (bacini dell'Ombrone e del Merse) sono risultati caratterizzati dalla presenza di segni di presenza (tronchi rosicchiati) di castoro; nel secondo (bacino del fiume Tevere) i segni di presenza coprono almeno 7 km di fiume. È interessante notare come queste aree siano separate l'una dall'altra da oltre 110 km in linea retta. 

A partire dal 2022, sono stati raccolti ulteriori dati attendibili sulla presenza di castori nell'Italia centrale, ovvero nelle province di Perugia e Terni (regione Umbria) e anche in provincia di Grosseto nei dintorni di Arcille. Vista la distanza dalle principali popolazioni, l’origine più probabile delle popolazioni di castoro in Centro Italia è un rilascio non autorizzato. In tempi più recenti, nel 2023, la presenza del castoro è stata confermata anche in altre tre regioni: Abruzzo (fiume Aterno), Molise e Campania (fiume Volturno).

L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura scoraggia fortemente operazioni come introduzioni o reintroduzioni condotte senza uno studio di fattibilità e senza un'analisi molecolare degli stock rilasciati, a causa del danno che provocano agli ecosistemi nativi. È noto che l'attività dei castori possa modificare la struttura della vegetazione, influenzando a sua volta altri componenti degli ecosistemi, tra cui la diversità e l'abbondanza di invertebrati, anfibi e limicoli. Tuttavia, l'alterazione dell'eterogeneità e della connettività degli habitat da parte del castoro necessita di ulteriori ricerche nella nostra area di studio. 

D'altra parte, i castori sono anche descritti come ingegneri ecosistemici che migliorano lo stato idrogeologico dei fiumi europei, aumentando la ricchezza di specie locali e mitigando l'inquinamento ambientale.

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Avvistamenti di Castor fiber in Italia ad oggi (illustr. Victor Annibalini)

Rivers with beavers

A partire dal 2022, il Beaver Trust UK in collaborazione con il CNR-IRET di Sesto Fiorentino, ha finanziato il progetto di ricerca “Rivers With Beavers” volto a:

  • Determinare la distribuzione del castoro nell'Italia mediante fototrappolaggio, in aree caratterizzate da segni di presenza di questa specie. 

  • Condurre analisi molecolari per confermare l'assenza di castori nordamericani e confrontare popolazioni in Italia con sequenze di DNA già disponibili e con individui presenti in ambienti confinati.

  • Valutare la percezione sociale della presenza del castoro euroasiatico nell'Italia centrale. 

  • Ottenere informazioni sugli impatti sui boschi nativi e sulla biodiversità fluviale.

Nei primi 3 mesi di questo progetto (gennaio-aprile 2022), abbiamo collocato le fototrappole opportunisticamente in prossimità dei segni di presenza di questa specie e abbiamo iniziato a preparare il set di dati per l'analisi dei ritmi di attività. Inoltre, abbiamo georeferenziato dighe, “lodge” (quelle specie di capanne che si vedono sui fiumi, in cui i castori si riproducono), e altri segni di presenza di castori lungo l’intero tratto dei fiumi interessati dalla presenza di questa specie. Inoltre, abbiamo raccolto diversi campioni di peli di castoro ed escrementi per analisi genetiche. Si è quindi partiti con la valutazione degli impatti su piante fluviali, macroinvertebrati e meiofauna. A maggio-luglio 2022, abbiamo terminato il monitoraggio di tutte le aree in cui sono stati segnalati castori. Inoltre, anche altre due regioni di confine sono state censite per segni di presenza di castori: Emilia-Romagna e Lazio, anche se non ci sono pervenuti ulteriori dati. Abbiamo individuato nuove aree di presenza di castoro e confermato almeno 4-5 eventi riproduttivi nel 2022, sia in Toscana che in Umbria, in tutti i bacini fluviali; abbiamo rilevato ulteriori “lodge” e dighe.

Per quanto riguarda gli “impatti”, sono state condotte le prime analisi sui macroinvertebrati d'acqua dolce e sulla meiofauna, sia per la raccolta dati invernale che primaverile. A luglio-ottobre 2022 abbiamo terminato il monitoraggio di tutti i fiumi. Abbiamo monitorato i segnali di presenza del castoro anche nelle due regioni settentrionali dove i castori stanno rientrando naturalmente dall'Austria, cioè da dove sono stati reintrodotti. Abbiamo individuato nuove aree di presenza del castoro e descritto ulteriori eventi riproduttivi nel 2022, sia in Toscana che in Umbria, in tutti i bacini di interesse. Abbiamo ottenuto oltre 1100 questionari compilati sulla percezione pubblica. Per quanto riguarda gli “impatti”, abbiamo effettuato il terzo campionamento di macroinvertebrati d'acqua dolce e meiofauna attorno alle dighe dei castori. Abbiamo iniziato a monitorare l'effetto del castoro sulle piante fluviali e sugli ecosistemi boschivi. Nel novembre 2022 - gennaio 2023, abbiamo terminato tutti i campionamenti e condotto la nostra prima autopsia su una femmina di castoro uccisa per strada in Umbria, e abbiamo analizzato la presenza di parassiti. Abbiamo raccolto campioni di tessuto di castori provenienti da Austria, Svizzera, Bosnia, Croazia e Serbia, che saranno analizzati filogeneticamente e confrontati con quelli dell'Italia centro-settentrionale. Tutto il progetto è stato accompagnato da campagne informative e di divulgazione per mostrare i risultati alla popolazione e alla comunità scientifica.

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Ricercatori risalgono un fiume alla ricerca di segni della presenza dei castori (illustr. Victor Annibalini)

Uno sguardo al futuro

I risultati mostrano una distribuzione del castoro piuttosto estesa in Italia, in gran parte dovuta a rilasci e solo nel nord-est correlabile all’espansione dall’Austria. Sono presenti dai 16 ai 20 siti di presenza, con riproduzione confermata in almeno 10. È stato registrato inoltre un elevato apprezzamento di questa specie da parte della popolazione umana locale, che lo vede come una specie carismatica e anche in grado di attirare turisti. Coerentemente, gran parte della popolazione è contraria alla rimozione prevista dalle autorità, in quanto il rilascio non ha seguito l’iter autorizzativo previsto dalle normative vigenti. Per quanto riguarda l’origine di questi castori, le analisi genetiche in corso confermano l’appartenenza alla specie europea, e con ogni probabilità originano dai nuclei reintrodotti in Centro Europa (Germania o Polonia). I grandi rimescolamenti delle popolazioni dati dalle operazioni di reintroduzione condotte nel 1900 non consentono di determinare un’origine geografica certa delle popolazioni presenti in Italia. Il fototrappolaggio ha confermato il comportamento prevalentemente notturno della specie, con un picco di attività diurna concentrato al mattino nella stagione primaverile, quando le notti si fanno più corte. Come molti altri roditori, il castoro evita le notti di luna piena, per limitare l’incontro con i predatori, sebbene dall’analisi di circa 70 escrementi di lupo, questo roditore non risulti ancora presente nell’alimentazione del carnivoro in Italia. Per contro, la presenza del castoro sembra obbligare le nutrie, roditori alieni invasivi di origine sudamericana, ad un’attività più diurna, probabilmente a causa di meccanismi competitivi. Le piscine create dalle dighe del castoro, le stesse dighe e i “lodge” costituiscono un habitat particolarmente interessante sfruttato come sito di riposo o di posatoio da molti mammiferi e uccelli, incluse specie di interesse per la conservazione come il tarabuso e l’arvicola d’acqua italiana. Inoltre, le dighe creano nuovi ambienti sul fiume, rallentando il corso della corrente e creando stagni con portata d’acqua costante e permanente, fondamentale per molte specie nei periodi di siccità. L’impatto sui macro- e sui micro-invertebrati acquatici sembra creare popolamenti distinti a monte e a valle della diga ma la diga sembra non inficiare in alcun modo la ricchezza di specie. Le piante maggiormente consumate sono costituite da legni teneri e dolci, come i salici e i pioppi, seguiti dagli ontani e dal genere Cornus, e solo in minima parte dalla robinia. Per quanto riguarda invece la componente forestale, diversamente da quanto si possa pensare, il castoro favorisce la rigenerazione. Infatti, molti degli alberi consumati e dei rami riescono a ricacciare, anche sulla diga.

Dunque, i risultati preliminari della modellistica ambientale suggeriscono un’elevata idoneità alla presenza del castoro in tutto il Centro Italia e svariate potenziali vie di espansione della popolazione verso il Lazio e verso le Marche. 

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Riprese di un esemplare di castoro ottenute con una fototrappola (Emiliano Mori)

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