
Il conflitto
Quello tra lupi e pastori è un rapporto difficile che dura ormai da molti secoli. La predazione al bestiame domestico è la principale causa di questo conflitto che, oltre ad interessare l’economia locale, va ad intaccare anche una componente emotiva che risulta essere più complessa da gestire, rendendo tale conflitto difficile da risolvere.
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Ai fini della tutela del lupo e del mantenimento di queste attività umane, diventa fondamentale creare un sistema di coesistenza stabile tra la specie e gli allevatori, possibile solo attraverso processi di condivisione con tutte le categorie interessate, con le quali si potranno trovare soluzioni concrete.
Tuttavia, parliamo di un fenomeno che non può essere generalizzato poiché risente di molte variabili legate alle modalità di conduzione degli allevamenti, le quali cambiano a seconda del contesto nazionale, regionale o addirittura locale. Le soluzioni andrebbero dunque calibrate in relazione alle aziende e al comportamento che i predatori hanno in contesti ambientali differenti.
Custodi erranti
Il conflitto tra uomo e grandi predatori mi ha portato a lavorare a stretto contatto con lupi e pastori. È proprio da questo punto di partenza che ho iniziato a pensare e a sviluppare un inedito progetto fotografico dal nome “Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto”. Una breve (ma al contempo lunghissima) storia incentrata sul difficile rapporto tra il lupo e la pastorizia, che cerca di far luce sulle possibili strategie per una coesistenza duratura. L’esperienza e le storie di mio nonno materno, che per molto tempo fu un pastore transumante, mi diedero l’input iniziale per documentare le fasi salienti della vita dei pastori in alta montagna durante il periodo estivo.
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La decisione ultima di concretizzare questo mio progetto, tuttavia, è dipesa soprattutto da momenti difficili della mia vita e dal rapporto mistico ed empatico che ho sempre provato nei confronti del lupo, il quale troppo spesso è costretto a subire le ingiurie da parte dell’uomo.
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Per realizzare questo progetto ho impiegato circa tre anni, scegliendo come cornice del mio racconto una zona nel cuore delle Montagne della Duchessa, in pieno Appennino centrale, dove ho vissuto quasi un mese insieme a tre pastori: Sandro, Chicchino e Gerso, persone che hanno dedicato la loro vita agli animali che custodiscono.
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Molto più tempo l’ho invece trascorso in solitudine, con l’intento di riprendere i lupi ed alcune delle moltissime specie vegetali e animali che contribuiscono a rendere così complesso e ricco di biodiversità questo luogo. Per riprendere gli animali che ho fotografato, mi sono dovuto adattare alle loro abitudini, dormendo dove capitava (il giaciglio poteva essere in piccoli rifugi abbandonati, nel bosco o sotto una pietra riparata dal vento), svegliandomi col buio e camminando per molti chilometri al giorno con in spalla uno zaino di quasi trenta chili. Il sacrificio è stato tanto, ma tali sforzi sono stati irrisori se confrontati alla soddisfazione e al benessere fisico e spirituale che ho provato nell’essere un tutt’uno con i suoni, con la bellezza e con l’aura selvaggia emanata da queste montagne.

Lago della Duchessa (Matteo Luciani - tratta dal libro "Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto." (Pandion ed.)).
Il cane e il lupo
Durante il mio periodo nella Riserva Naturale delle Montagne della Duchessa, ho compreso che la difesa del bestiame è una delle chiavi per ridurre l’impatto del lupo. Recinzioni adeguate, l’utilizzo dei cani da guardiania e la presenza costante del pastore durante il giorno rivestono un’importanza estrema nella mitigazione del conflitto.
Dove vi è l’assenza del pastore (o controlli occasionali) e dove gli animali domestici sono lasciati liberi al pascolo senza alcuna forma di custodia, il lupo preferisce cacciare la preda più facile, che implica un minor consumo di energia. Per questo motivo è essenziale che gli animali domestici siano supervisionati giornalmente dall’allevatore.
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Infatti, dove il gregge viene custodito adeguatamente, il lupo viene “educato” a rivolgere la sua attenzione sulle specie selvatiche, poiché i suoi sforzi nel catturare gli animali domestici (adeguatamente custoditi) supererebbero i reali benefici.

La razza canina più utilizzata per la protezione delle greggi è il Pastore Maremmano Abruzzese, per il quale l'Italia vanta una trazione plurisecolare (Matteo Luciani - tratta dal libro "Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto." (Pandion ed.)).
Ancora ricordo ogni singolo istante delle foto ritraenti l’interazione tra lupo e cane. In quei magici momenti, le lacrime sgorgavano a fiumi. Lacrime di gioia, meraviglia e malinconia. Sdraiato tra le rocce stavo assistendo a qualcosa di unico e dentro di me nulla poteva essere controllato. Le immagini del cane che scaccia il lupo non solo dimostrano l'estrema efficacia del Pastore Abruzzese nel difendere il gregge (requisito fondamentale per la coesistenza tra zootecnia e predatori), ma ci dicono molto altro. Queste interazioni descrivono una storia antica migliaia e migliaia di anni: la nostra storia. La storia dell'uomo che da cacciatore e raccoglitore divenne anche allevatore e che, per convivere con il predatore (ed è questa la cosa più affascinante), lo ha selezionato meticolosamente, creando nel corso dei millenni un parente vicinissimo e doverosamente lontano dal lupo: il cane da guardiania. Due entità che si conoscono, si riflettono e si oppongono come la loro stessa livrea. Due entità che in molti casi dipendono l'una dall'altra. Un’esperienza che resterà indelebile nella mia mente, ma soprattutto nel mio cuore.

Cane pastore Maremmano Abruzzese scaccia un lupo (Matteo Luciani - tratta dal libro "Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto." (Pandion ed.)).
Alla ricerca di una soluzione
Oggi gli allevatori sono ampiamente supportati sia dalle istituzioni italiane che dalla Comunità Europea, attraverso diverse misure atte a favorire le economie locali legate all’allevamento in montagna o in altri ambienti in cui il lupo è presente stabilmente. La maggior parte delle iniziative e risorse vengono fornite dalla Commissione Europea: ad esempio il finanziamento di Progetti LIFE o le specifiche misure finanziate nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale.
Oltre all’Unione Europea sono diverse le regioni italiane, le province, i comuni, i parchi e le associazioni che investono per fornire i mezzi e le conoscenze necessarie agli allevatori affinché questi ultimi possano coesistere con i lupi. A livello regionale sono state emesse delle normative in materia di indennizzo, la maggior parte delle quali prevedono il risarcimento in denaro per i danni subiti a causa della predazione da parte del lupo. Tuttavia, il sistema basato sul solo indennizzo non risolve realmente il problema, poiché tale forma è solo uno strumento temporaneo che non permette un cambiamento della situazione. Inoltre, come afferma la naturalista Luisa Vielmi, “la lentezza nell’erogazione dell’indennizzo aumenta sicuramente la criticità di una situazione complessa, dove le formule di indennizzo non solo hanno tempi molto lunghi ma non coprono nemmeno la ricostituzione del proprio animale domestico predato”.

Pastore insieme al suo gregge (Matteo Luciani - tratta dal libro "Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto." (Pandion ed.)).
Una soluzione potrebbe essere modificare il destino degli indennizzi in forma di aiuti agli allevatori per mettere in campo gli strumenti di prevenzione più adatti a minimizzare l’impatto del lupo sul bestiame. A tal proposito, alcune regioni stanno attuando iniziative differenti che si stanno rivelando più efficaci.
Per esempio, in Piemonte dal 2011 è stata prevista l’erogazione del “Premio Pascolo Gestito” che consiste in un contributo in denaro per gli allevatori che mettono in opera una serie di scelte ritenute indici di una corretta gestione del pascolo in presenza del lupo. Un altro esempio viene dal Parco Nazionale della Majella con il programma “Il lupo riporta la pecora”: un progetto che prevede la creazione di un gregge di proprietà del Parco che verrà utilizzato per risarcire gli allevatori, con capi dello stesso valore commerciale.
Tuttavia, la strada per attuare i giusti metodi e la migliore allocazione delle risorse messe in campo per raggiungere l’obiettivo della coesistenza tra lupi e pastori è ancora lunga ed è resa difficile soprattutto dall’elevata frammentazione amministrativa, istituzionale e culturale presente nella nostra penisola. Nonostante le difficoltà, la coesistenza tra lupo e umani è possibile, ma per ottenerla c’è bisogno del volere e dello sforzo da parte di tutti noi, che abbiamo il dovere di sensibilizzare le presenti e le future generazioni, affinché si possa fare un importante passo di civiltà.
Il lupo è un fattore di regolazione fondamentale nelle reti alimentari e il suo ritorno, con la presenza di una popolazione stabile in gran parte della nostra penisola, è un bene per gli ecosistemi.

Lupo anziano, Montagne della Duchessa (Matteo Luciani - tratta dal libro "Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto." (Pandion ed.)).
Camminare nei luoghi in cui vive il lupo, ci trasmette delle sensazioni incredibili e risveglia in noi degli istinti che purtroppo teniamo addormentati nel corso della nostra quotidianità, proprio perché ci siamo allontanati, con la mente e con il cuore, dal contesto ambientale dal quale noi tutti dipendiamo e dipenderemo sempre. E il lupo tutto questo ce lo ricorda. Ci ricorda che siamo parte integrante di un sistema complesso, affascinante e fragile allo stesso tempo. Percepire la sua presenza alimenta in noi sane e ancestrali paure, risvegliando la nostra parte più selvaggia e in armonia col mondo. Le debolezze vengono a galla, non facendoci più sentire onnipotenti, ma parte integrante del Tutto e della vita. Imparare a conviverci ci permette di conoscere noi stessi, di rispettarci e rispettare ciò che abbiamo intorno.