
La capacità rigeneratrice delle foreste
Una delle attività naturalistiche in tendenza in questi ultimi anni è il Forest Bathing, che trae origine da una disciplina di origine giapponese.
In Italia definiamo questa attività con il termine bagno di foresta e i giapponesi, che l’hanno inventata, la chiamano Shinrin-Yoku, che tradotto significa: “immergersi nell'atmosfera della foresta”.
Disciplina che nasce in Giappone negli anni ’80, lo Shinrin-Yoku per i nipponici è una scienza, con applicazioni di carattere medico predisposte persino negli ospedali. Per noi occidentali, al contrario, si è imposta come un’attività che produce benessere fisico e psichico da svolgere in aree naturali.
Il bagno di foresta non è pertanto una semplice passeggiata o un trekking, ma una forma terapeutica che produce in chi la pratica rilassamento mentale e fisico, abbassando i valori della pressione corporea, della frequenza cardiaca, del cortisolo e persino della glicemia.
È affascinante scoprire che alcune opere di Hemingway sono molto più moderne di quanto sia lecito attendersi; i suoi testi affondano infatti le parole e i significati profondi, in modo pionieristico, tra le linee guida del Forest Bathing.
Hemingway, scrittore “green”
Parlando di Ernest Hemingway è facile lasciarsi influenzare negativamente, a livello di coscienza ambientale, dal suo trascorso di cacciatore, pescatore e frequentatore di corride.
È altrettanto importante, tuttavia, chiedersi se il personaggio è così influente da oscurare l’analisi accurata dei lavori di Hemingway come scrittore e del suo profilo umano, impedendo di valutare correttamente la coscienza naturalistica che lo contraddistingue. Chi studia la vita di Hemingway scopre che era un uomo più fragile di quanto i suoi atteggiamenti lasciassero intuire.
Per una corretta analisi della valenza naturalistica di Hemingway e di altri scrittori del suo tempo dobbiamo imparare a considerare una corretta contestualizzazione temporale sia dell’uomo Hemingway sia della sua produzione letteraria, cercando di non lasciarci influenzare da pregiudiziali orientamenti. Lo spirito ecologico di oggi è molto distante dal modo di pensare di coloro che si occupavano di natura all’inizio del secolo scorso.
Ernest Hemingway nasce a Oak Park, in Illinois, nel 1899 da una famiglia borghese. Clarence, suo padre è un medico, lavora a contatto anche con una riserva. La figura paterna influenza moltissimo Ernest perché lo introduce in modo energico alla vita Outdoor, a contatto con la natura.
Campeggiando nei boschi, usando le canoe sui fiumi e sui grandi laghi del Michigan, pescando trote, osservando gli animali e divenendo di fatto un ottimo naturalista da campo. Una passione per la natura fortissima che lo accompagnerà per tutta la vita.
Gli anni della sua infanzia trascorsi in totale immersione nelle foreste del Michigan influenzeranno profondamente la sua esistenza, come traspare in molte sue opere naturalistiche.
Hemingway è certamente uno degli scrittori più studiati dalla critica letteraria a livello planetario e sono molti gli esperti che hanno analizzato le sue opere rilevando affinità elettive profonde tra Hemingway e la natura.
Robert Fleming, celebre critico americano, nel suo saggio Hemingway and the Natural World afferma con convinzione: «Ci sono pochi scrittori che hanno un rapporto più stretto con la natura di Hemingway.»

Hemingway bambino che pesca con una canna di bambù
Il grande fiume dai due cuori esiste davvero
Per aiutarvi ad immergervi nella sua scrittura così magnetica e per trovare quel legame con il Forest Bathing, entriamo in contatto con una vera pietra miliare della sua attenzione per il mondo naturale, nonché una delle short stories più celebrate di Hemingway: Big Two-Hearted River.
Si tratta di un racconto in due parti scritto e pubblicato nel 1925, tradotto in italiano come "Grande fiume dai due cuori", un’opera che contiene molti risvolti naturalistici che meritano approfondimenti.
Una curiosità, prima di addentrarci nell’analisi di quest’opera, la possiamo svelare anche a livello geografico.
Il Two-Hearted River, forse non tutti lo sanno è il nome di un vero fiume che scorre per sole 23 miglia nel Michigan, tra boschi e aree selvagge per confluire alla fine nel Lago Superiore.
Un fiume che Hemingway conosceva bene per le sue lunghe vacanze estive nel Michigan e scelse il nome di quel fiume proprio perché perfetto per la dinamica narrativa della sua storia, così emotiva e coinvolgente.
Lo scenario naturale, tuttavia, che fece da contorno alla narrazione di questo racconto, con la cittadina di Seney sullo sfondo e il fiume selvaggio con la palude, è in realtà il Fox River, distante circa 50 km dal Two-Hearted River.
Quello che è certo è che questi due corsi d’acqua, che sfociano entrambi nel Lago Superiore e ancora oggi ben popolati di Brook trout (salmerini di fonte), sono diventati centrali in uno dei racconti naturalistici più importanti della letteratura americana.

Scorcio sul Big two-hearted river (fonte: Wikipedia)
Un racconto stratificato che celebra la forza rigeneratrice della natura
Le riflessioni e le memorie devastate, ereditate dalla guerra vengono esplorate nella narrazione attraverso le azioni di Nick Adams, protagonista del racconto Grande fiume dai due cuori.
La sequenza narrativa accende il riflettore su un giovane soldato, Nick Adams appunto, che rientra in patria con un animo fortemente minato dalla disillusione della guerra, al quale Hemingway contrappone nel racconto i poteri curativi e rigenerativi della natura.
Il romanziere americano in questa storia riesce a far emergere, con grande potenza evocativa i principi di rigenerazione psico-fisica del Forest bathing che saranno dogmatizzati negli anni ’90 del secolo scorso. L’approfondimento dell'interiorità del protagonista emerge dalle sue azioni, che sono molto descrittive piuttosto che esplicite. Questa introspezione profonda è realizzata attraverso una sottrazione di dettagli a livello di narrazione, piuttosto che mediante immagini esplicite, creando un effetto sfuggente e dai contorni appena abbozzati. In questa rarefazione di dettagli anche i colori assumono un contorno determinante per generare nel lettore le percezioni dell’umore del protagonista. Si tratta di uno degli elementi della teoria dell’iceberg che costituisce un punto caratterizzante del format letterario di Hemingway, ancora oggi un vero “cult” di ogni workshop di scrittura creativa.
“Una prosa scarnita fino all’osso, tutta frasi brevi, telegrafiche, ottenuta col minimo impiego di parole, tutta a toni e a chiazze come la prosa di qualche pittore impressionista. […] Con questa sua brutale povertà di mezzi bisogna dire che Hemingway arriva ad effetti sorprendenti, superiori a quelli ottenuti con le sue smaglianti descrizioni”. (Carlo Linati, in Scrittori angloamericani d’oggi)
Le parole di Linati sono la scansione profonda di quella tecnica di scrittura focalizzata con la teoria dell’iceberg da un Hemingway che non vuole meravigliare, ma raccontare e descrive le scene, tralasciando gli accademismi e le leziosità.
Nel racconto Grande fiume dai due cuori, il protagonista, Nick Adams, è solo sulla scena, catapultato in una totale immersione psico-fisica nella natura. I colori di paesaggi e dei dettagli che lo circondano sono il mezzo con il quale lo stato d’animo evolve. Una mutazione che si esplicita positivamente attraverso la contaminazione con gli elementi naturali ed è così che la natura diventa sferzante co-protagonista al fianco di Nick Adams. In Grande fiume dai due cuori, Hemingway descrive la visione di Nick nella sua connotazione originaria di viaggiatore, amante della vita all’aria aperta e della pesca con una disgiunzione profonda dalla società civile. La sofferenza del Primo conflitto mondiale lo ha privato di energia e stimoli e Nick individua nella madre terra l’unica forza rigeneratrice.
Questo racconto è uno di quelli dove maggiormente emerge lo spirito ecologista di Hemingway. Una miscellanea di piante e animali perdono il loro habitat a causa della distruzione dei vari ecosistemi e questo induce a meditare su quanto sia primario che gli esseri umani ripensino seriamente alle loro azioni. Stiamo parlando, è doveroso ricordare, di un racconto scritto nel 1925: ovvero 99 anni fa. Così come rilevato anche in altre opere, Hemingway stupisce per questa sua capacità di anticipare i tempi.
Questo è uno dei racconti cardine sul quale si è fondata una nuova frontiera di analisi della letteratura.
Non si tratta solamente di una novità nell'ambito letterario, ma piuttosto di un movimento che aspira a superare i confini dei libri letti per puro piacere personale, dei libri che pongono al centro la vita individuale. Stiamo parlando dell'ecocritica o ecocriticism, un fenomeno che ha preso piede negli Stati Uniti negli anni '80 e '90 con l'obiettivo di analizzare i rapporti tra l'uomo e la natura nelle opere letterarie, con l'intento di diffondere una maggiore informazione e consapevolezza ecologica.
William Rueckert coniò l'espressione "ecocriticism" nel suo saggio del 1978, "Literature and Ecology: An Experiment in Ecocriticism". Con questo termine, Rueckert intendeva l'applicazione dei principi dell'ecologia e dei concetti ecologici all'analisi della letteratura.
Tornando agli scritti di Hemingway, nella seconda parte del racconto, Nick interagisce da vicino con gli animali, la foresta e il fiume e una nuova empatia prende vita partendo dalla sua condizione destabilizzata, in cerca di nuovi equilibri. Mentre cammina in una foresta bruciata, Nick nota che le cavallette sono annerite a causa degli effetti dell'incendio, così come la passività delle trote nel fiume, che riposano nell’acqua piuttosto che guizzare controcorrente verso monte. Nick, scendendo dal treno a Seney e vedendo il "tratto di collina bruciato", si rende conto che il suo stesso spirito è cambiato, almeno quanto il paesaggio che lo circonda. Il riferimento all'oscurità causata dal passaggio del fuoco è simbolico e in questa storia diventa un acuto richiamo ecologico.
Spostandosi sul fiume mentre pesca, lo stesso Nick Adams, appena ferrata una trota, non si esime da una considerazione di grande sensibilità: "Deve bagnarsi la mano prima di toccare la trota, in modo da non disturbare il delicato muco che lo ricopriva. Se una trota viene toccata con la mano asciutta, un fungo bianco attacca il punto non protetto“
Un passaggio scritto che evidenzia la volontà di non essere letale per il pesce, anzi Nick cattura una piccola trota e la rilascia, sapendo che è un animale più grande quello che deve essere preso.
Presto Nick riesce a ferrare una trota di grande dimensioni. Il pesce divincolandosi rompe la lenza e scappa, ma il protagonista invece di disperarsi si gode il momento, una fuga della trota quasi auspicata inconsciamente.
E’ l’episodio che gli fa perdere interesse per la pesca, per lasciar posto alla buona lettura di un libro.
Hemingway esplora la sua coscienza ecologica con un simmetria notevole tra il suo personaggio, Nick Adams appunto, e se stesso.
Si iniziano qui a comprendere i sentimenti di commozione e contrapposizione che affiorano da questo primordiale bagno nella foresta.

Brook trout, letteralmente trota di ruscello, è chiamato in italiano Salmerino di fonte, è il Salmonide più comune e pescato spesso dal giovane Hemingway in Michigan. (fonte: Wikipedia)
L’importanza della scrittura naturalistica, da Thoreau a Cognetti
Alfred Kazin pubblicando On Native Grounds scrive del Nobel americano: «Nessuno scrittore di natura in tutta la letteratura americana ha la sensibilità di Hemingway nel cogliere le sfumature dei colori della natura e delle stagioni.»
I colori nella produzione letteraria di Hemingway sono elementi rilevanti, il grigio e il nero evocano senso di cupezza, di sconfitta, di cambiamenti negativi e si ritrovano anche in opere come Addio alle armi e Per chi suona la campana. Sovente i colori e alcune parole sono ripetute dall’autore per accentuare alcuni sentiment della storia, come in questo racconto avviene con il sole, il caldo, il senso di aridità di un luogo messo a dura prova dal fuoco. La purezza del fiume e della natura è però la leva che contrasta le sensazioni negative e rigenera la forza del protagonista, Nick Adams, come traspare nelle parole scritte da Hemingway nel racconto: «Il fiume era limpido e scorreva tranquillo nel primo mattino. Duecento metri più a valle c’erano tre tronchi che sbarravano da una riva all’altra il fiume. Prima dei tronchi l’acqua era profonda e senza onde. Mentre Nick guardava, un visone passò sui tronchi attraversando il fiume e scomparve nella palude. Nick era emozionato. Lo emozionavano il primo mattino e il fiume.» (Tratto da Grande fiume dai due cuori incluso in due celebri antologie: I racconti di Nick Adams o I quarantanove racconti di Ernest Hemingway)
L'eroe “Nick Adams" protagonista in diversi racconti di Hemingway cresce con la graduale formazione della sua coscienza ambientale come il rispetto per la vita, una ricostruzione dell'olismo ecologico e il ricordo delle esperienze vissute negli ambienti naturali che ha frequentato in gioventù.
Ricordiamo che la parola “ecologia” è piuttosto recente, coniata nel 1866 dallo scienziato tedesco Ernst Haeckel, fu citata per la prima volta nel libro Generelle Morphologie der Organismen.
Solo in questo terzo millennio, l’ecologia è divenuta una reale priorità per l’uomo, entrando di prepotenza nelle agende politiche, nonché argomento quotidiano di talk-show e social media e nel linguaggio comune. Partendo da una prospettiva ecologica così arcaica è utile comprendere a fondo le opere di Hemingway, esplorando il dilemma ambientale del suo eroe e del ritorno alla natura.
Nick, l'eroe principale della serie di Nick Adams Stories, sviluppa gradualmente la reale coscienza ecologica dello stesso Hemingway attraverso le varie stagioni della sua vita. L’adolescenza e le sue esperienze di vita immerse nella natura, i rapporti tra genitori e figli e quelli più crudi legati alla guerra.
Agostino Lombardo, nel saggio “il grande romanzo americano” sottolinea per i personaggi creati da Hemingway una precisa dimensione nell’universo letterario e non solo: «Qui è l’eroismo dei tragici eroi di Hemingway - non meno tali perché così privi di retorica, così lontani dalla declamazione. Essi sono sconfitti in partenza, e lo sanno; ciò che li rende eroi, e dunque veramente uomini, ciò che li accomuna tutti in una sola schiera - il torero e il pugile, il soldato e il vecchio pescatore - non è il gesto retorico, o vittorioso, o di sfida; non è l’atto che la tradizione considera “eroico”, ma è la dignità con cui soccombono ai colpi avversi […].
Quando Nick, alterego di Hemingway, torna dalla guerra ed è causticamente disilluso, perde la fede e il recupero di una vita semplice, in un contesto naturale, lenisce i tormenti e le angosce, come emerge nella lettura di "The Big Two-Hearted River”.
In questo scenario la pesca si trasforma in allegoria di una vita ideale, da seguire nella più assoluta immersione nel respiro profondo di foreste e ambienti selvaggi. Non sorprende che il premio Strega Paolo Cognetti che ama profondamente Hemingway, ed in particolare i racconti di Nick Adams, abbia addirittura scritto un saggio dal titolo “A pesca nelle pozze profonde”, sull’arte di scrivere i racconti.
Un libro davvero affascinante che trova una curiosa convergenza letteraria sulla consapevolezza che molti grandi scrittori americani amavano la pesca ed erano grandi pescatori come Hemingway, come Melville, Carver e Norman Mclean che molti ricordano per il bellissimo libro "In mezzo scorre il fiume", trasposto magistralmente sul grande schermo da Robert Redford.
Leggendo "Grande fiume dai due cuori", sembra di leggere un racconto scritto nel nostro tempo.
Hemingway aveva intravisto già un secolo fa i dogmi dello scempio e la devastazione causati dall’uomo sul nostro Pianeta. Anche per questo le opere letterarie di Hemingway, a dispetto di quanto lo scrittore lasciasse intendere vestendo i ruoli di cacciatore, pescatore ed aficionados delle corrida, sono una pietra miliare dell’ecocritica e mostrano una sensibilità che i critici letterari definiscono molto acuta.
La misericordia della natura selvaggia, quasi inconsciamente recupera gli esseri umani e li rende più energici ed entusiasti.
Ernest Hemingway, così come Henry David Thoreau e Jack London, hanno anticipato di decenni i dogmi alla base dello Shinrin -Yoku. Questo racconto di Hemingway denota una sensibilità ecologica pari o superiore a quella di Thoreau che, peraltro, oggi è divenuto uno scrittore green di tendenza.
Le descrizioni dell'acqua del fiume sono state paragonate alle descrizioni dello stagno di Walden, dello scrittore americano e trascendentalista Henry David Thoreau. Il biografo Meyers delinea nella storia come una miscela di primitivismo e raffinatezza americani; Nick evidenzia un senso di perdita che "non è semplicemente grazia sotto pressione, ma sotto assedio". La natura è percepita come buona e la civiltà come cattiva: un tema pervasivo nella letteratura americana, che si trova in classici americani come Huckleberry Finn del XIX secolo di Mark Twain e Go Down, Moses di William Faulkner del XX secolo .
Thoreau professava una sorta di disobbedienza civile per difendere la natura, anche sovvertendo e non rispettando le leggi vigenti. Il filosofo e scrittore americano, celebre per il suo libro Walden, ha teorizzato la necessità di trovare un’armonia con la natura, scrivendo che se potessimo vedere l’alveare umano dall’alto vedremmo una massa infinità di persone che compiono movimenti inusitati.
Guardando il prodigarsi del genere umano, sempre attento e concentrato nell’accumulare risorse e denaro con profetica visione, Thoreau affermava: “Non potremmo fare a meno di notare l’inquieto animale per cui la terra è stata concepita, ma dove scorgeremmo un individuo con cui ci dividere l’ammirazione per l’incanto del luogo che abita, ne troveremmo altri novantanove impegnati a raschiarne la superficie per raccattare un po’ di polvere dorata” (Tratto da “Resistere” di H.D.Thoreau, Lindau).
In questo orientamento il pensiero di Hemingway in molti racconti di Nick Adams è comparabile a quello di Thoreau, riscoperto e diventato un guru, filosofo dell’era green moderna.
Prima di chiudere ci concediamo una piacevole digressione.
Una curiosità: un paio di anni fa è uscito, in Italia, un numero speciale di Topolino con copertina cartonata, con i migliori fumettisti che hanno interpretato una dozzina di opere di Hemingway e tra queste anche Grande fiume dai due cuori. Per evocare la sensibilità naturalistica di Hemingway in quel racconto, i fumettisti, caso unico nel volume, non hanno inserito nessun dialogo, ma solo disegni per far vivere l’empatia di Topolino, alter ego di Nick Adams, che si rigenera nella foresta e lungo il fiume.
Pensare che “Grande fiume dai due cuori” fu scritto da un giovane Hemingway con una matita e un taccuino su un tavolino di un caffè parigino non deve sorprendere. Era il 1925.
Parigi era il centro del mondo culturale con artisti che hanno fatto la storia come Fitzgerald, Picasso, Pound, Modigliani, Man Ray, Joyce…Hemingway in quel fermento ritrovò nella sua memoria la potenza della natura e la rese immortale attraverso la grafite della sua matita.
Una natura che riemerge forte, limpida anche nei ricordi di ognuno di noi, e le buone letture naturalistiche ci aiutano a rievocare e vivere meglio la nostra passione per la natura.

Edizione di topolino dedicata ad Hemingway.
Lessi quel racconto da ragazzino, fervido appassionato di pesca, e non passò senza lasciare traccia. Ancora oggi ricordo quelle atmosfere descritte così bene e, nel corso degli anni, mi sono sempre riemerse dalla mia memoria quando, fortunatamente, ho potuto vivere situazioni analoghe, sia in pesca, sia in escursioni (ma sempre solitarie e nella massima naturalità possibile).
Oggi, che mi dedico più alla fotografia naturalistica, le ho ritrovate. Anche quest'anno, quando in un vero e proprio forest bathing prolungato, ho seguito la riproduzione di una coppia di picchi neri da fine inverno all'involo, ho vissuto in un certo senso la mia primavera in un mondo verde, rigenerante e mai stancante. Solo io, ore ed ore lì nel bosco, in una dimensione verticale che ti accoglie e non ti annoia mai. Da lì il mondo fuori, anche il cielo, risulta lontano e, al massimo, genera solo luci, atmosfere ed emozioni diverse all'interno di quella dimensione verde. Inconcepibile come facessi a star lì per tutte quelle ore, per chi mi sentiva raccontar tutto ciò da fuori.
Mi sono reso conto che, nella pesca, nell'escursionismo e nella fotografia naturalistica, è forse tutto questo che si cerca, un filo conduttore che da sempre ha, a mia insaputa, percorso le mie inclinazioni ed il mio tempo liberamente impiegato.
Grazie Marco e complimenti per questa bella analisi, credo che rileggero ora Grande fiume dai due cuori, a distanza di almeno 30 anni.
Fabrizio Stefani
Trovo molto interessante l'approccio "ecocritico" verso i grandi letterati, questo perché, come ben descritto nel tuo testo, si possono rileggere autori importanti secondo una diversa analisi, più moderna ma comunque intrinseca nel passato. Nel concetto di "Bagno di foresta", a mio parere si riscopre anche il bisogno di lentezza e del prendersi e dare tempo in un tempo in cui tutto scorre veloce. Leggerò sicuramente il racconto "Grande fiume dai due cuori" cercando di coglierne appieno il rapporto del protagonista con la natura, che in essa trova il senso della propria esistenza.
Maria Paola Girardo