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Life Pinna:

la sfida per salvare
Pinna nobilis

intervista

NATURA E CONSERVAZIONE

12/11/2023

Life Pinna:
la sfida per salvare Pinna nobilis

Life Pinna

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Chi è Pinna nobilis?

Pinna nobilis, comunemente chiamata nacchera di mare, è il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo. Può vivere ben oltre i 30 anni e raggiungere facilmente il metro di lunghezza. È una specie endemica del Mediterraneo, un tempo molto comune nei mari italiani, che svolge un ruolo prezioso negli ecosistemi costieri, sia perché ospita un gran numero di organismi (piccoli gamberi, spugne, vermi policheti e alghe), sia perché migliora la qualità dell’acqua, grazie al suo filtraggio. In passato poteva essere sufficiente esplorare un fondale ricoperto dalla posidonia per scorgere decine di Pinna nobilis. Oggi, purtroppo, questa specie è a rischio critico di estinzione a causa di una malattia che partendo dal 2016 nelle coste spagnole, ha decimato ad oggi più del 95% delle popolazioni. Il principale responsabile di questa allarmante perdita di individui è un’infezione addebitata principalmente ad un protozoo parassita, associato ad altri virus e batteri, che riduce la capacità del mollusco di nutrirsi attaccando la ghiandola digestiva.

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Con l'epidemia che ha colpito le popolazioni di Pinna nobilis, grandi concentrazioni di molluschi, come in foto, sono sempre più rare. (Marco Colombo/Triton)

Come è nato il progetto Life Pinna? E con quali obiettivi?

Il progetto LIFE PINNA “Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea” , avviato a fine 2021, è cofinanziato attraverso LIFE, lo strumento finanziario di sostegno alle politiche ambientali dell’Unione Europea, e ha preso forma proprio in seguito all’epidemia. L’obiettivo è individuare e monitorare le popolazioni sopravvissute, per poi recuperare la specie nei suoi habitat di riferimento. Una delle azioni del progetto, infatti, è riuscire a riprodurre il mollusco in cattività, utilizzando procedure pionieristiche sperimentate per altre specie di molluschi ma mai prima d’ora con Pinna nobilis. Con queste tecniche si cercherà quindi di ripopolare alcune aree specifiche, possibilmente con individui resistenti alle malattie.

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Una giovane pinna (Pinna nobilis) nei pressi di un relitto su fondali bassi, ricoperti da una prateria sottomarina.  (Marco Colombo/Triton Research)

A due anni dall'inizio del progetto, quali obiettivi sono stati raggiunti? In quale modo avete lavorato?

Il progetto si sviluppa in cinque regioni di cui quattro italiane (Liguria, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Toscana) e una slovena (il Litorale-Carso o Obalno-kraska), grazie alle competenze specifiche dei sette partner cui è affidato il progetto: ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria, capofila di LIFE PINNA), l’Università degli Studi di Genova e l’Università degli Studi di Sassari, il Parco nazionale dell’Asinara, il NIB - Istituto Nazionale di Biologia Sloveno, la Società Cooperativa Shoreline, e la società Triton Research, responsabile delle attività di comunicazione e sensibilizzazione.

In una prima fase, nel 2022, grazie all’Università di Genova e ad Arpal, sono stati identificati i siti donatori e i siti riceventi, ovvero aree in cui Pinna nobilis era storicamente presente o aree le cui condizioni sono compatibili con la vita del mollusco. In queste località, l’Università di Sassari ha effettuato le analisi molecolari e genetiche su “molluschi sentinella”, per escludere la presenza di potenziali patogeni. In alcuni siti dell’Alto Adriatico, l’Istituto Nazionale di Biologia Sloveno e la Cooperativa Shoreline hanno posizionato “collettori larvali”, supporti artificiali sui quali si sono insediati giovani individui di Pinna nobilis. È stata la conferma per i ricercatori che in mare ci sono ancora esemplari adulti in grado di riprodursi con successo e che i siti individuati sono favorevoli alla colonizzazione. Durante i monitoraggi, inoltre, alcuni individui giovani a rischio di predazione o danneggiamento sono stati raccolti e trasferiti temporaneamente in via cautelativa in acquario fino a che non saranno cresciuti a sufficienza per resistere ai predatori. 

Uno dei passi più importanti è stato il trasferimento a giugno 2023 di una decina di individui adulti, prelevati nella Laguna di Venezia, nel laboratorio CNR-IBF gestito dall’Università di Genova a Camogli per avviare la riproduzione. All’inizio del 2023, sempre a Camogli, erano stati allevati con successo individui di una specie non minacciata affine a Pinna nobilisAtrina fragilis, per fare esperienza con le procedure di mantenimento in cattività.

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Prelievo di un individuo Atrina fragilis, una specie affine a Pinna nobilis, per marcatura, nelle vasche del laboratorio CNR-IBF di Camogli dell’Università di Genova. (Francesco Tomasinelli/Triton)

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Marcatura su un individuo Atrina fragilis, nel laboratorio CNR-IBF di Camogli dell’Università di Genova. (Francesco Tomasinelli/Triton)

Cosa c'è ancora da fare?

I ricercatori hanno acquisito esperienza sull'allevamento dei giovani e degli adulti in cattività. Il prossimo passo importante sarà l'introduzione in natura di questi individui, nei siti idonei, individuati in Liguria, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e nel litorale sloveno. Mettere a punto una procedure efficace per far crescere le larve in laboratorio sarà un altro passaggio essenziale. Non esiste, infatti, un protocollo validato a livello internazionale per questo mollusco. Ogni attività è sperimentata per la prima volta.

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La dottoressa Maria Paola Ferranti, Università di Genova, verifica le colture microalgali allevate nei bioreattori per l'alimentazione degli Atrina fragilis, nel laboratorio CNR-IBF di Camogli dell’Università di Genova. (Francesco Tomasinelli/Triton)

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Alimentazione di individui di Atrina fragilis, con colture di microalghe nel laboratorio CNR-IBF di Camogli dell’Università di Genova. (Francesco Tomasinelli/Triton)

Come si può aumentare la consapevolezza e l'interesse verso specie meno conosciute dal grande pubblico?

Il progetto LIFE Pinna è stato comunicato da Triton Research come una campagna per prevenire l’estinzione di una specie unica del Mediterraneo. Questo approccio sembra aver funzionato bene, soprattutto se affiancato da strumenti che aumentano il coinvolgimento del pubblico, come il concorso fotografico Vita tra gli scogli, già svolto in due edizioni. A corredo di queste attività è stata anche lanciata una campagna di citizen science, sviluppata per raccogliere segnalazioni di individui vivi sui fondali italiani.
La fotografia è uno strumento potente, che può coinvolgere un pubblico curioso, interessato al mare, ma che non ha dimestichezza con i suoi abitanti. Il desiderio di approfondire queste conoscenze può portare risvolti positivi, come una maggiore consapevolezza delle minacce alla biodiversità marina.

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Le Pinna (Pinna nobilis) si sollevano anche a un metro dal fondale, e, quando sono presenti, vengono avvistate facilmente da chi si immerge. (Marco Colombo/Triton)

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